L’Inverno Caldo delle Pensioni: Tagli e Perequazione Sotto Esame
Il dibattito sui tagli e sulla perequazione delle pensioni è sotto esame, mentre il 2025 si prospetta un anno decisivo per migliaia di pensionati italiani. Di recente, il nostro Studio è stato coinvolto in numerosi procedimenti che hanno sollevato questioni fondamentali sulla legittimità dei tagli alla perequazione introdotti con la Legge di Bilancio 2023. Con un calendario fitto di udienze, il tema si avvicina a un momento cruciale, con il confronto diretto presso la Corte Costituzionale.
Gli Ultimi Sviluppi Giudiziari
Con l’inizio del 2025, numerose udienze già fissate nelle diverse sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti porranno sfide interessanti. Tra queste, segnaliamo alcune date rilevanti:
- Corte dei Conti Lombardia (Milano): 22 gennaio 2025, R.G. 30719/2024
- Corte dei Conti Veneto (Venezia): 14 gennaio 2025, R.G. 32062/2024
- Corte dei Conti Umbria (Perugia): 30 gennaio 2025, R.G. 13685/2024
- Corte dei Conti Abruzzo (L’Aquila): 21 gennaio 2025, R.G. 20865/2024
- Corte dei Conti Puglia (Bari): 21 gennaio 2025, R.G. 37656/2024
- Corte dei Conti Basilicata (Potenza): 22 gennaio 2025, R.G. 9080/2024
- Corte dei Conti Trentino-Alto Adige (Trento): 22 gennaio 2025, R.G. 4874/2024
Parallelamente, cresce l’attesa per l’udienza pubblica fissata dalla Corte Costituzionale il 29 gennaio 2025, che si concentrerà sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Corte dei Conti della Campania.
L’ordinanza n. 185 del 2024, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 16 ottobre 2024, pone sotto esame l’articolo 1, comma 309, della Legge 29 dicembre 2022, n. 197. La norma censurata introduce un sistema di perequazione pensionistica che applica percentuali decrescenti ai trattamenti superiori a quattro volte il minimo INPS, sollevando dubbi circa la violazione di diversi principi costituzionali:
- Art. 3 Cost.: Principio di uguaglianza sostanziale.
- Art. 36 Cost.: Proporzionalità e adeguatezza della retribuzione.
- Art. 38 Cost.: Garanzia previdenziale e tutela del potere d’acquisto.
Nonostante il rinvio alla Corte Costituzionale rappresenti un passo significativo, notiamo che le doglianze legate all’articolo 53 Cost. (progressività delle imposte) sono rimaste escluse dall’analisi. Questo aspetto è stato invece al centro dei nostri ricorsi.
La Violazione del Principio di Progressività
Un aspetto cruciale che abbiamo sollevato è la violazione dell’articolo 53 della Costituzione, che sancisce il principio di progressività fiscale. La norma censurata risulta contraria a tale principio in quanto introduce un sacrificio economico sproporzionato per i pensionati con redditi medio-alti, penalizzandoli in modo ingiustificato. Questa doglianza rappresenta una base solida per richiedere un’ulteriore valutazione giuridica.
Secondo l’avviso di scrive infatti la norma censurata viola l’articolo 53 della Costituzione principalmente a causa della sua incompatibilità con il principio di progressività fiscale. Questo principio, sancito dalla Costituzione, stabilisce che tutti debbano contribuire alle spese pubbliche in proporzione alla loro capacità contributiva. Tuttavia, il sistema perequativo introdotto con la Legge di Bilancio 2023 disattende tale criterio in diversi modi:
- Rivalutazione Disomogenea: La normativa prevede che i trattamenti superiori a quattro volte il minimo INPS siano rivalutati con percentuali decrescenti sull’intero importo pensionistico, comprimendo il potere d’acquisto in modo sproporzionato.
- Eliminazione della Progressività per Fasce: A differenza del sistema precedente, che applicava la rivalutazione per fasce, la nuova normativa impone un unico coefficiente riduttivo sull’intero importo.
- Assenza di Giustificazioni Ragionevoli: Non emergono motivazioni di interesse pubblico sufficienti a giustificare il sacrificio economico imposto ai pensionati con redditi medio-alti.
Un esempio pratico chiarisce meglio l’impatto:
- Rivalutazione piena: Un trattamento pensionistico di €2.600 rivalutato al 5,7% (indice ISTAT) dovrebbe ricevere €143,95.
- Rivalutazione ridotta: Con l’applicazione dell’85%, il beneficio si riduce a €125,97.
Questa decurtazione sull’intero importo, invece che sulla sola parte eccedente il limite minimo, penalizza maggiormente i pensionati con trattamenti superiori, in violazione dei principi di equità. Questa compressione arbitraria penalizza maggiormente chi percepisce trattamenti superiori, senza una giustificazione basata su solidarietà sociale o ragioni di finanza pubblica.
Gli Scenari Possibili
Con l’inizio del 2025, numerose udienze relative ai ricorsi presentati per i soci dell’ANFI sono state regolarmente discusse, ma alla data di pubblicazione di questo articolo non sono ancora stati resi noti gli esiti delle decisioni dei giudici. Questi procedimenti rappresentano un primo banco di prova per le istanze presentate dai pensionati. Tuttavia, è possibile che alcuni giudici decidano di sospendere i procedimenti in attesa della pronuncia della Consulta.
Una pronuncia favorevole della Corte Costituzionale, oltre a ristabilire principi di equità e giustizia, avrebbe effetti pratici significativi per i pensionati. In caso di dichiarazione di illegittimità della norma, i pensionati potrebbero beneficiare di un ristoro economico non solo per gli arretrati, ma anche per tutti i ratei futuri. Questo riconoscimento sarebbe attribuito per l’intera durata del trattamento pensionistico, restituendo potere d’acquisto e rappresentando una vittoria concreta e duratura per i soggetti interessati. La normativa attuale elimina questa progressività, creando una discriminazione tra pensionati con situazioni economiche simili, in violazione dei principi di uguaglianza sostanziale (art. 3 Cost.) e solidarietà sociale (art. 2 Cost.) e del principio di progressività sancito dall’articolo 53 .
- Accoglimento dei profili di incostituzionalità
Se la Corte Costituzionale dichiarasse l’illegittimità delle disposizioni impugnate, indicherebbe al Governo le parti della norma da correggere. In tal caso, è verosimile che vengano introdotte nuove misure per compensare i pensionati penalizzati dai tagli perequativi. Questo scenario porterebbe all’assorbimento di tutti i ricorsi ancora pendenti o in attesa di fissazione delle udienze.
- Rigetto delle questioni di incostituzionalità
Nel caso in cui la Consulta rigettasse i profili sollevati, i nostri ricorsi continueranno a rappresentare uno strumento fondamentale per sollecitare una nuova analisi giuridica, incentrata sull’articolo 53 Cost. Tale approccio consentirebbe di riaprire il dibattito giurisprudenziale, puntando a una nuova rimessione alla Corte Costituzionale.
Per i giudizi che verranno discussi prima della decisione costituzionale, il nostro Studio insisterà affinché venga integrato il novero delle censure, includendo anche la violazione dell’art. 53 Cost. e sollecitando nuovi rinvii alla Corte Costituzionale
Un Inverno Caldo
Il 2025 si preannuncia come un “inverno caldo” per la giustizia pensionistica. La rapida calendarizzazione dell’udienza costituzionale è un segnale chiaro: il tema della perequazione pensionistica è cruciale e richiede interventi correttivi.
Il nostro Studio continuerà a monitorare gli sviluppi, rappresentando i pensionati con rigore e determinazione. Invitiamo tutti i nostri assistiti a restare aggiornati tramite i nostri canali ufficiali e a contattarci per qualsiasi esigenza.